QUELLE SEGRETE MALìE
Pier Andrea De Rosa
(...) Come dovette apparire il territorio di Piano di Sorrento al pittore
Alessandro Poma al suo primo giungervi intorno al 1913? Egli, che già aveva
sperimentato il fascino sublime delle montagne piemontesi e quello più sottile
ma non meno intenso di Villa Borghese, ne fu irretito al punto da farvi ininterrotto
ritorno per i vent'anni successivi trovando felice dimora nella quiete paradisiaca di
Villa Maresca di Sopramare. (...) Ritrae la magia dei luoghi in dipinti con varie
tecniche ma soprattutto in intensi pastelli che, oltre ad avere un posto primario
nella sua opera, rappresentano rare ed originali trascrizioni pittoriche di Piano
di Sorrento e della sua costiera, così come più in generale di quella sorrentina.
La predilezione per il pastello matura per gradi nella vicenda artistica di
Alessandro Poma. Alla LXXVII esposizione della romana Società degli Amatori e Cultori
di Belle Arti nel 1907 il pittore biellese espone uno Studio di testa, prevedibilmente
un dipinto ad olio, e un Pastello (catalogo, n. 218). Se sono corretti i flebili
riscontri documentari che ne caratterizzano il percorso artistico, è questa la
prima circostanza ufficiale, a decorrere dall'esordio alla Triennale di Torino
del 1896, in cui egli presenta un dipinto a pastello. Quindi nel 1907, alla LXVI
Promotrice torinese, espone un Disegno a pastello in vendita a trecento lire
(catalogo, n. 35). L' anno dopo nella stessa sede, in occasione della seconda Q
uadriennale, nella Sala I, riservata a "Pastelli e Acquarelli" ha un Disegno a
matite colorate, leggasi "pastello", acquistabile per tremila lire.
Tra le ragioni che potrebbero aver orientato la scelta del pastello, decisiva
per il definitivo percorso della sua arte, va segnalato l'incontro e la frequentazione
di Giulio Aristide Sartorio, databile proprio agli inizi del suo pluridecennale
soggiorno romano. (...) Ma in quegli anni di primissimo Novecento il ricorso al
pastello era frequente negli artisti di ambito romano. Come nel torinese Giacomo
Balla che, trasferitosi nel 1904 in via Parioli 6, l'odierna via Paisiello, ritrae
la antistante Villa Borghese, così come scorci della Campagna romana, in
significativi pastelli.
(...) Pastellisti (il termine può apparire un po' goffo ma esprime bene il concetto)
di vaglia erano nel gruppo di artisti eletti da Sartorio a collaborare con lui, insieme
ad Onorato Carlandi e allo scultore Adolfo Apolloni, alla decorazione della Sala del
Lazio alla Quinta Esposizione Internazionale di Venezia del 1903: oltre al nostro Poma,
Umberto Coromaldi, Camillo Innocenti, Enrico Nardi e Arturo Noci. Poma non ha sue
opere in mostra ma contribuisce al fregio che orna in alto la Sala del Lazio, con un
dipinto ad olio che raffigura due putti che reggono un festone sopra un articolato
basamento: un'opera di fin troppo chiara ispirazione sartoriana come si evince
anche dalla corrispondenza intercorsa tra Sartorio e Poma in merito alla concezione
e alla strutturazione di questo dipinto.
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