Verso una riscoperta di Alessandro Poma |
di Virginia Bortone |
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Discendente di una benestante famiglia biellese, Alessandro Poma fu, nei
primi del Novecento, protagonista di un inconsueto percorso artistico che,
muovendo dalla pittura di paesaggio piemontese, lo portò ad una precoce e
sensibile adesione all'ambiente artistico della Roma d'inizio secolo, città
dove si trasferì nel 1899.
A quasi cinquant'anni dalla sua scomparsa Alessandro Poma ancora attende un vero riconoscimento della propria opera poiché, dopo
un'iniziale partecipazione ad alcune prestigiose esposizioni nazionali, la sua
attività si svolse in modo del tutto appartato, indifferente ai riconoscimenti
che avrebbe potuto ottenere proseguendo l'attività espositiva ed escludendo
qualunque contatto con il mercato artistico. Scelte favorite dalle sue
disponibilità economiche e da un carattere schivo e orgoglioso, che in parte
lo accomunano ad altri artisti gentiluomini di primo Novecento, come Guido
Cordero di Montezemolo, cui Poma fu legato da amicizia.
La sua formazione, al di fuori di studi accademici regolari, fu legata a Mario
Viani d'Ovrano e al più noto Lorenzo Delleani nel solco della migliore
tradizione del paesaggismo piemontese. Al 1896 risale il suo esordio
all'esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino con tre
"Studi", mentre l'anno successivo espose "Novembre", il cui titolo, che riprende
un noto dipinto di Antonio Fontanesi, suggerisce un omaggio al grande artista
emiliano, figura simbolo della più sensibile e aggiornata pittura di paesaggio
italiana. Analoga considerazione potrebbe valere per un "Dopo la pioggia",
presentato ancora a Torino nel 1899.
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